ESCRITOS
Voltarine de Cleyre
Praxedis G. Guerrero
William C. Owen
L’ATTEGGIAMENTO DEGLI ANARCHICI DI FRONTE ALLA RIVOLUZIONE MESSICANA.1
A mio parere non vi è che un solo atteggiamento possibile che un anarchico può assumere di fronte alla Rivoluzione Messicana, se il suo anarchismo ha messo qualche radice nel suo essere ed è divenuto una parte della sua fibra vitale.
Io credo questa rivoluzione lʼavvenimento più importante che si sia verificato nel continente nord-americano dopo la guerra anti-schiavista negli Stati Uniti del 1861-65. E sotto diversi aspetti, fra questi due movimenti, questo è il più importante, giacchè in questo caso è la base stessa di ogni schiavitù umana, la proprietà fondiaria, che è attaccata; e anche perchè non vi è ora alcuna complicazione contradittoria di accresciuto potere gobernativo la lotta (fortunatamente !) dalla parte della emancipazione di classe, come era il caso nella nostra guerra civile, ― un paradosso che della liberazione dei negri dalla schiavitù ha fatto il primo gradino per la consolidazione del potere centralizzato, la cui tirannia è andata aumentando con la salita di ogni nuovo uomo al governo, ed è oggi lʼarma terribile con cui i nostri padroni minacciano ogni nostro più debole movimento ver o lʼemancipazione dal capitalismo. Questa volta è tutto un popolo in rivolta contro la tirannia economica, la quale è nello stesso tempo la base della sua tirannia politica, di modo che esse si sostengono e cadono insieme.
Mi si dice che qualcuno dei miei rispettabili compagni italiani ha dichiarato che gli anarchici non possono avere alcuno speciale interesse per questa rivolta, per il fatto che coloro che sono attivi nell´imprimere una direzione alla lotta non sono, a parer suo, anarchici, e perchè la massa del popolo che sacrifica la propria vita sulla terra diletta di cui l´ingordigia capitalista li ha spoglia ti, e su cui essi sono divenuti gli schiavi più compassionevoli, non sono anarchici.2
Anche se ciò fosse tutto vero, un tale atteggiamento della mente sarebbe ancora assolutamente incomprensibile per me.
Ma ciò non è vero, almeno per quanto riguarda la Giunta del Partito Liberale Messicano. Ma di esse parleremo più tardi.
Io chiedo a voi, compagni tutti, che cosa è il nostro anarchismo ? Eʼesso la sementa dellʼidea che noi dobbiamo seminare ovunque il terreno promette di farla germogliare ? Se sì, ovunque sʼaddensa lʼuragano per inaffiarla, là è il terreno per noi. E allora essa germoglierà alla luce e stenderà la sua verde forza potentemente. E gli uomini ne coglieranno i frutti.
O è desso uno sterile ed arido con cetto, sul quale noi dobbiamo appartarci dalle lotte dei nostri simili, e ricacciarlo nel profondo del nostro intimo per il piacere intellettuale di tenerlo solo per noi ? Non ha esso niente a che fare con i fenomeni reali della vita ? Se è così, quale è la differenza fra noi e coloro che rivolgono le loro anime al cielo e si creano i loro ideali nel vuoto ?
Io credo che questo atteggiamento è stato la maledizione del nostro movimento, la causa della nostra sterilità, ovunque esso è prevalso. Per sua colpa la corrente della rivolta ci ha lasciati in alto e asciutti nelle secche sulla spiaggia, impotenti a contribuire da parte nostra allʼassalto contro le dighe che gli uomini hanno costruito traverso la Vita.
Ora è vero che ci sono state molte ragioni per generare questa condizione mentale fra noi anarchici americani. Non posso dir nulla dei compagni latino-americani3 negli Stati Uniti, del cui movimento io sono, con mio sommo dispiacere, profondamente ignorante. Ma fra noi anarchici americani di lingua inglese, la verità è che non vi è stato un movimento fra i proletari nel quale noi avessimo potuto coscienziosamente infondere alcuna speciale energia od entusiasmo. Il popolo non è stato ancora mai eccitato a chiedere alcuna cosa fondamentale; le sue organizzazioni hanno sempre temporeggiato, ed hanno avanzato solo dalle/delle domande insignificanti. Nè noi siamo stati mai capaci dʼinfondere en esse alcun desiderio di chiedere di più. In ciò forse la colpa è tutta nostra.
Comunque sia, rimane il fatto che il popolo di questo paese, dallʼabolizione della schiavitù dei negri fino ad oggi, non ha avuto alcun desiderio ardente. Perfino il momentaneo furore sulla questione della violenza guerreggiata, provocata dallʼarresto dei McNamara, è solo un corrugamento superficiale. Niente di vitale è stato compiuto. I lavoratori non mirano ancora ad altro che allo stupido ed inefficace rappezzamento delle condizioni, sia nelle unioni che fuori di esse.
E consci della futilità di tutti i loro propositi, e della nostra propria incapacità di alterarli, noi ci siamo rifugiati in una specie di anarchismo soggettivo, se così posso esprimermi, il quale ci ha portati lontano, sempre più lontano.
Ma ora noi abbiamo di fronte a noi unʼimmensa sollevazione sociale, ― lo spettacolo di milioni di uomini in rivolta per riconquistare la grande libertà umana, spietatamente cal pestata dai banditi del Capitale, la libertà di accedere alla terra, ai boschi, alle acque ed ai giacimenti minerari. Noi abbiamo unʼaffermazione pratica, di proporzioni gigantesche, di ciò che noi abbiamo per sì lungo tempo predicato dinanzi ad uditorii esigui, e cioè che il modo nel quale il popolo può riconquistare la sua libertà personale, era di ottenere per sè la terra, e il modo di riaverla era quello di pigliarsela.
La vita stessa ha insegnato ciò ai Messicani; i loro atti dimostrano che essi comprendono che la libertà politica è una burla senza la restituzione delle terre. Credendo di gabbare il popolo con le promesse di libertà politica, Madero cercò di… mettere il suo capello sul Vesuvio, per così dire, e quindi sedervisi su. Ma la lava sʼinnalza cocente intorno a lui; il popolo non si contenta di parole; esso vuole la terra e non meno.
Compagni, non dobbiamo noi interessarci di questa lotta altrimenti che da semplici spettatori, mentre un richiesta così fondamentale è fatta ed il popolo espropria direttamente, e mentre tanto lo scopo che i metodi adoperati per raggiungerlo sono conformi ai nostri ?
Deve una rivolta o un rivoltoso recare lʼetichetta “Fatto dallʼUnione Anarchica” per avere la nostra sanzione ?
La maggior parte dei rivoluzionari sono o Indiani o semi-indiani. Io ricordo bene la sorprendente definizione di un Indiano, data dal mio amico di mezzo sangue, Honorè J. Jaxon4, un ribelle del Nord-West, nellʼabortita lotta contro il furto di terre dellʼ Hudson Bay Company nel 1885-86 ―“Un anarchico,” ha detto egli, “è colui che crede che gli uomini possono vivere senza leggi; un indiano è un uomo che vive senza leggi.”
Ora il fatto è questo, che questi Indiani sono degli anarchici per istinto ― ed anche comunisti ― i quali hanno una sete inestinguibile per la loro antica libertà. Dobbiamo noi chiedere a loro di sottoscrivere alle idee di Kropotkin prima di dar loro il nostro appoggio ? Ciò non è necessario; Kropotkin ha già dato il suo ascenso ad essi.5
Ma se lʼanarchismo cosciente è tutto ciò che può ricevere il certificato della nostra approvazione; se questo eroico grido del proletariato Messicano: “Dateci la terra o la morte ! ” non può risvegliare alcuna eco nei nostri cuori; io non so ancora con quale logica noi possiamo negare la nostra cooperazione alla Giunta del Partito Liberale, la quale settimana per settimana, mese per mese, per bocca di Riccardo ed Enrico Magon, Wm. C. Owen ed altri, ha proclamato:
“Dʼora in poi non vi sarà più governo stabile al Messico, giacchè quel che il popolo vuole è mangiare, e nessun governo può dargli il pane. Il popolo bisogna che il pane se lo pigli da sè, distruggendo il sistema capitalista e pigliando possesso delle terre, degli strumenti di lavoro, di tutto ciò che esiste per lʼuso e a beneficio di tutti, senza eccezione.”
E più avanti: “Che cosa occorre adesso ? Lʼavviamento di tutte queste formidabili energie di rivolta verso la vera libertà — la libertà basata sulla libertà economica — e questa può essere conquistata in una sola maniera: mediante lʼespropriazione con la forza delle terre, le acque le case, le mine, le fabbriche, i laboratorii, le ferrovie — in breve, di ogni cosa, di modo che i poveri possano organizzare la produzione in conformità ai bisogni di ogni comunità di produttori….. Pigliamo possesso di ciò che appartiene a tutti ed è ora nelle mani di pochi. Quale dominatore politico sarà allora in grado dʼimporsi a noi? ”6
Io non ho mai letto, nè scritto, nè posso concepire una più franca dichiarazione degli scopi anarchici. Ed essa è della penna di Riccardo Flores Magon.
Chiunque sa di un altro movimento più meritevole o più grandioso degno dellʼ appoggio degli anarchici, lo proclami. Io non ne so di nessuno. Nè posso comprendere come un tale proclama, come quello accennato più sopra, possa mancare di infflammare il cerevello ed il cuore di ognuno che osa dirsi rivoluzionario internazionale.
VOLTAIRINE DE CLEYRE.
1 Publicado en L’Era Nuova. Giornale Rivoluzionario, (Paterson, N. J.), a. V., núm. 189, 2 de marzo de 1912, p. 2.
2 Refiérase a Luiggi Galleani. (1861-) Editor de Cronaca Sovversiva en Lynn, Massachusetts y el más destacado anarquista italiano en los Estados Unidos, donde arribó en octubre de 1901 a los 40 años, ya con una larga trayectoria de lucha y persecuciones. Proclamaba la resistencia armada, incluyendo el uso de explosivos (publicó un manual para fabricar bombas en 1905). Extraordinario orador, carismático, elocuente y nítido. Participa en las movilizaciones de apoyo a la huelga de Paterson, Nueva Jersey, de 1902, por lo que es perseguido y obligado a refugiarse durante un tiempo en Canadá. En 1903 inicia la publicación de Cronaca Sovversiva, en Lynn, Massachusetts. Opositor radical a la primera guerra mundial. Encarcelado en 1917 y su periódico suprimido. En 1919 fue deportado a Italia, donde fue perseguido y recluido en prisión por el régimen de Mussolini. Entre los seguidores de las ideas de Galleani, estaban Nicola Sacco y Bartolomeo Vanzetti. Desde las páginas de Cronaca Sovversiva, Galleani critica y acusa de falsarios a los miembros del Partido Liberal Mexicano y se refiere a la Revolución Mexicana como la mera lucha política de unos ambiciosos por el poder y emprende una campaña para que los anarquistas del mundo retiren su apoyo a la JOPLM, por lo que RFM lo acusa de ser un bribón que le hace el juego a la reacción mexicana y de los Estados Unidos y se refiere a la publicación de Galleani como “La Crónica Sumisa”. Durante 1911 y 1912, Regeneración, y en particular su sección italiana, sostienen una ardua polémica con Galleani y Cronaca Sovversiva. Pese a que el enfrentamiento entre Galleani y la JOPLM fue muy ríspido, en octubre de 1916, Regeneración llama a solidarizarse con Galleani, un “camarada, a cuyo favor se ha levantado una justa ola de indignación obrera”, cuando éste es arrestado por apoyar a huelguistas de Pensilvania.
3 Refiérase a los italo-americanos.
4 Vid., supra, n. 10.
5 Refiérase a la carta del 30 de diciembre de 1911 de Pedro Kropotkin a los editores de ¡Tierra! (La Habana, Cu.), reproducida en esa publicación (a. XI, núm. 432, 20 de enero de 1912, p. 1) y retomada en el artículo de RFM “A tomar la Tierra” en Reg. del 2 de febrero de 1912 (4, 75, 1).
6 Los párrafos provienen del artículo de RFM “¿Reyismo?,” Reg. (4, 67,1), 9 de diciembre de 1911.